Un road-movie che non assomiglia a nessun altro. Una storia di amicizia piena di inaspettate risorse tra un centauro 73enne e un giovanissimo regista. Un viaggio non solo geografico, tra generazioni, paesi e culture solo apparentemente distanti tra loro. “Pozzis, Samarcanda” è il documentario vincitore degli International Motor Film Awards e dell’Edera Film festival, presentato al Millennium Docs Against Gravity, e in anteprima italiana all’Ischia Film Festival.

IL VIAGGIO

Pozzis, un borgo di montagna nascosto tra le montagne nel nord est. Samarcanda, città storica dellAsia centrale, mitico crocevia di lingue e civiltà. In mezzo una distanza, non solo culturale: 8.022 km. Un numero con un significato relativo per chi come Stefano ha percorso il tragitto comodamente in furgone. Tutt’altra cosa è stare in sella a una moto rigida su strade dissestate. Esausto, nel deserto uzbeco, lungo i resti di ciò che è stata una strada, Cocco dice: «Fare 20 km qui è come farne 200 su una strada normale!». In queste parole c’è il senso dei chilometri che ha percorso, con i suoi 73 anni, gli 80 della sua moto e la malattia cronica di cui soffre.

Il viaggio di andata di Stefano e Cocco è durato 37 giorni, toccando 9 stati. Attraverso i Balcani, per entrare in Turchia, fino poi al limite con il confine armeno. Da lì, proseguendo tra Mar Nero e Mar Caspio verso la Georgia, nella steppa, fino al Kazakhstan. Raggiunto lUzbekistan, hanno fiancheggiato il confine con il Turkmenistan per scendere fino a Samarcanda, con la Cina ormai vicina…

 

UNAMICIZIA IMPROBABILE

“La prima volta che ho sentito parlare di Cocco ero in Inghilterra, dove frequentavo luniversità. Dovevo rientrare in Italia per qualche settimana e volevo approfittarne per girare un breve documentario. Così chiamai un amico, profondo conoscitore del Friuli, che mi segnalò diverse storie. Mi colpì soprattutto quella dell’ultimo abitante di un borgo di montagna abbandonato. Il mio amico mi avvertì che Alfeo, detto “Cocco”, era finito in carcere diversi anni prima per una condanna per omicidio, e non era perciò certo che fosse già uscito. Tornato in Italia raggiunsi quel paesino isolato, nascosto sul fondo di una valle. Là incontrai un signore e gli chiesi di Alfeo. «Cocco, sono io» mi rispose secco in friulano. Mi invitò in casa sua a bere del tè caldo e mi raccontò la sua storia. Mi domandò se fossi un boy scout venuto a chiedergli il permesso di organizzare un raduno nella sua Repubblica libera di Pozzis, come stava scritto su un cartello allingresso del paese. Gli spiegai che volevo semplicemente fare un documentario su di lui. «Va bene, ma alcune cose te le racconto, altre no!» mise subito in chiaro. Qualche giorno dopo tornai a Pozzis con la mia macchina da presa per girare il cortometraggio che si sarebbe chiamato Re Cocco. L’iniziale diffidenza reciproca aveva lasciato il posto alla simpatia. Quella volta Cocco mi raccontò del sogno di partire verso oriente in moto. Quello che invece aveva promesso di non raccontarmi me lo volle poi dire, ma a camera spenta. Una volta rientrato in Inghilterra ripensai al nostro incontro: intuivo che lì cera una storia da raccontare, una storia che sarebbe potuta diventare un film. Pochi anni dopo io e Cocco ci saremmo trovati insieme sulla piazza di Samarcanda. Gli chiesi quale fosse la morale del film che avevamo girato. Mi rispose con la sua solita schiettezza. «Io senza di te non sarei mai riuscito a venire fin qui. E tu senza di me non avresti mai fatto questo film. La morale è che un vecchio di 73 anni ha bisogno di un giovane di 22, e un giovane di 22 ha bisogno di un vecchio di 73».”

                                                                                              Stefano

 

COCCO

Alfeo Carnelutti è nato a Pers di Majano, non lontano da Udine, il 9 dicembre del 1944. Eredita dal padre Guglielmo il soprannome – Cocchetto da piccolo, Cocco da adulto – e l’amore per le moto. Su una vecchia Moto Guzzi padre e figlio vanno a caccia nei boschi intorno a Pozzis, il paesino di montagna al quale tornerà molti anni dopo, per rimanerci. A 24 anni Alfeo ha già collezionato esperienze lavorative da muratore in Svizzera, in Francia e in Libia. Torna in Italia nel ’69, a seguito del colpo di stato di Gheddafi. Mette su famiglia: due matrimoni, 4 figli. Si sposa una prima volta a 26 anni, dura 5 anni. Si risposerà poi vent’anni dopo. “Diciamo che ogni ventanni faccio una stronzata”. Sono gli anni ’70, con il mito della cultura biker americana, che il gruppo di amici di Cocco trapianta a casa propria, con una buona dose di pacifismo, feste, Harley, BSA, Matchless e Triumph modificate. Le moto restano la sua grande passione: apre una piccola officina e gira lEuropa partecipando ai campionati internazionali di sidecar di cross. Nel 1980 un grave incidente durante una gara in Germania lo costringe in ospedale per un anno e mezzo in chirurgia durgenza, dove sviluppa il morbo di Crohn.

Uscito dallospedale nel 1982, decide di cambiar vita. Carica tre capre sulla sua Renault 4 sfasciata e si stabilisce a Pozzis, nel frattempo diventato un paese fantasma. Inizia una vita da eremita: occupa una casa abbandonata, vive senza acqua corrente e luce, coltiva i campi, alleva capre e fa formaggio. Nel 1987 organizza il primo Cocco Meeting, il motoraduno “senza legge” in cui lunica moneta di scambio è il Cocco dollar, una banconota in cui Cocco è ritratto al posto di George Washington. Nel 1999 viene accusato dellomicidio di una prostituta albanese. Si dichiara subito colpevole, ma i fatti che racconta destano dubbi anche nei giudici, che lo condannano solamente a dieci anni di carcere, concedendogli tutte le attenuati. Per buona condotta di anni ne sconta solo otto. Uscito dal carcere Cocco parte per la Cina per sposarsi una terza volta. Torna a Pozzis con la moglie che lo lascia dopo pochi mesi.

L8 settembre del 2018 parte per Samarcanda in sella alla sua vecchia Harley-Davidson. Rientra a Pozzis 52 giorni dopo. Riprende a costruire moto e a tagliare legna per prepararsi ai freddi inverni carnici…

 

LA MOTO

É un Harley-Davidson del 1939, un Flathead UH a valvole laterali. Non ha niente di originale. Solo il motore. Il resto lho fatto io: ho costruito il telaio e messo un cambio Triumph con la cinghia. É un 1200 cc, una moto rara. Il motore ècome quello di una falciatrice: funziona sempre, ma devi conoscerla. Se la conosci è un gioiello, ma se non lhai mai usata non fai nemmeno venti chilometri! Andare a Samarcanda con una moto così è da pazzi. É rigida! Le mani ti diventano due pezzi di legno per le vibrazioni. Se prendi una buca sbandi e lei va dove vuole. Essere in sella a una moto vecchia è come cavalcare un cavallo: devi parlargli. Io le parlo, ci diamo forza a vicenda. In due facciamo centocinquantanni, ma quando sono in sella mi sento un ragazzino. Io e lei siamo una cosa sola. Senza di lei preferisco morire, non riesco.”

 

PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE

Il progetto di sviluppo di Pozzis, Samarcanda nasce nel 2018 ed entra nel vivo con la campagna crowdfunding su Ulule. Il progetto in breve tempo risulta il più popolare in assoluto sulla piattaforma, che lo premia con un ulteriore finanziamento. In totale attraverso i contributi di 315 sostenitori da ogni parte del mondo Pozzis, Samarcandaraggiunge il 500% della cifra inizialmente stabilita come obiettivo della campagna, il che permette di coprire pienamente i costi del viaggio e dà la possibilità di ricercare altri finanziamenti. Anche grazie al seguito ottenuto, il film ha ricevuto il sostegno del FONDO AUDIOVISIVO FVG, dellAGENZIA REGIONALE PER LA LINGUA FRIULANA e della FRIULI VENEZIA GIULIA FILM COMMISSION. “Pozzis, Samarcanda” è risultato tra i 10 film più visti al cinema ad inizio settembre 2021 e ha collezionato oltre 100 repliche al solo Cinema Visionario di Udine, oltre a numerosi sold out nelle prime settimane di programmazione in sala.

 

STEFANO

Stefano Giacomuzzi è laureato alla Bournemouth Film School in documentario e cinematografia. Sperimenta molto presto il documentario come strumento per avvicinarsi e scavare in vite insolite. A diciannove anni inizia la produzione del suo primo lungometraggio, Sotto le stelle fredde, selezionato al Trento Film Festival e premiato al Bellaria Film Festival. Ha trascorso un anno presso il centro di ricerca internazionale Fabrica collaborando alla realizzazione di diversi documentari. Pozzis, Samarcanda è il suo secondo lungometraggio, presentato in anteprima allIschia Film Festival e al Millennium Docs Against Gravity Film Festival.